Doppio gioco

PUBBLICATO DA EDOARDO CORNACCHIONE

1 Novembre 2024 00:00

Risse. Pugni. Separateli. La panchina traballa. Conferenze stampa. Stadio olimpico. Strette di mano. Pacche sulle spalla.

1-0.

Il cinque. Applausi. Carica. La fascia. Giocare.

Dall’inferno all’illusione di un paradiso in cui i dilemmi si risolvono attraverso il pressing di un Dybala snaturato alla Hidegkuti che insacca il pallone nella rete su errore di Masina.

Lo stesso Dybala, quasi partente l’estate scorsa, scavalcato dall’esterno involuto di Tivoli, che si carica la squadra sulle spalle dopo la rinuncia dei senatori ad entrare in campo per salvare la Rometta dalle zone bollenti della classifica.

Dybala genuino che vuole essere coccolato dalla sua tifoseria che lo aveva accolto ai piedi del Colosseo quadrato come un imperatore.

Un imperatore e non un tiranno.

Che a volte sbaglia in silenzio, va contromano, che si sente impotente di fronte a questo marasma teatrale, dove i protagonisti hanno una maschera nera, manipolatrice che si adattano all’ambiente fittizio che non li accetta per quello che sono.

Peccano d’umiltà e non sopportano di essere ignorante in panchina con la tuta di rappresentanza e sono costrette ad inalzarsi, laddove serpeggia la mediocrità.

Esse riescono a coinvolgere facilmente chiunque a sostenere la propria causa, una vera e propria “cricca”, in cui l’accesso è consentito solo a chi si conforma e di conseguenza l’esclusività del gruppo contribuisce al successo del suo leader.

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